12/04/10

I biglietti dell'Oracolo M.

Cosa facciamo quando disegniamo?

Senza scomodare i massimi esperti di epistemologia dell’arte, si potrebbe semplicemente rispondere che attraverso il disegno esprimiamo la nostra creatività, poniamo contorni alle nostre idee più bislacche o semplicemente traiamo spunto dagli oggetti che ci circondano e diamo loro una forma bidimensionale, trascriviamo, o meglio scriviamo nuovamente la realtà che ci appartiene. Una realtà che non necessariamente si situa nell’ambito del reale, spesso attiene all’immaginario, nel quale é possibile includere infinite realtà o innumerevoli mondi, non tutti tangibili, ma che contribuiscono a creare la percezione del reale in cui ognuno si situa.

Andiamo ancora un po’ oltre, e chiediamoci allora, cosa facciamo, quando disegniamo insieme ? Quest’ultima non è una condizione molto comune, il disegno o comunque l’espressione creativa del sé, è spesso visto come un atto solitario anche un po’ onanistico se vogliamo; quindi già l’idea di proporre un evento creativo a più mani, è un atto quasi sovversivo, che destabilizza il rapporto all’arte ma ristabilizza il rapporto all’altro… E’ un po’ questo, quello che accade con I Biglietti dell’Oracolo M., ossia la condivisione allegra e disinibita di quello spazio “sacro” che è l’arte, “sacro” perché espressione del sé inteso come spazio privato, intimo, personale.

Ne I Biglietti dell’Oracolo M., é il gesto ad essere importante: qui prendono forma le emozioni, le visioni, i desideri, i viaggi, gli incontri, i timori, o semplicemente il quotidiano, e attraverso un rettangolo di carta porosa e ruvida, ognuno ha la libertà totale di esprimersi, con colori liquidi e pennelli magici che tratteggiano un po’ quello che vogliono loro e non solo quello che desidera il pittore del momento. E con un tratto appena abbozzato, un disegno compiuto, un accenno di ombra o una macchia di colore che inizia il gioco, e dopo un primo momento di spaesamento (“oddio ma io non sono capace a disegnare!” È la prima obiezione), ci si prende la mano, e non si vorrebbe piu’ smettere. Si scopre cosi’ che tutti sappiamo disegnare qualcosa, e ci stupiamo della nostra capacità di esprimerci pittoricamente quando il bigliettino passa nelle mani di un’altra persona che deve apporre sul retro un’impressione, un’idea, un non-sense o l’associazione che il disegno ha suscitato…e già partecipare a questo gioco potrebbe essere sufficiente come esperimento ludico e creativo. Ma con l’oracolo proseguiamo ancora e arriva il momento in cui si estraggono i bigliettini, e qui il circolo virtuoso si compie (apparentemente) ma non si chiude, anzi si schiude alle infinite interpretazioni attribuite da colui che sorteggia il Biglietto, che diviene cosi’ un oggetto un po’ feticcio che dà un consiglio o un monito, o strappa un sorriso o una breve riflessione … e cosi’ si potrebbe continuare all’infinito, tra una chiacchiera e un sorriso, un pensiero ingombrante e un disegno leggero, condividendo uno spazio mentale dove l’arte (quella “piccola” e personale) diviene collettiva e condivisa, ed assume una dimensione e una forza che trascende il segno del singolo soggetto e diventa linguaggio comune, nel quale é possibile ritrovarsi per confrontarsi e manifestare le proprie emozioni, e creare cosi’, dall’insieme di colori e tratti apparentemente casuali, nuove interpretazioni, non soluzioni ultime, ma possibili piste da percorrere, seguendo tracce di colore e grafismi anarchici, per ricreare ciascuno a proprio modo cosmologie in perpetuo divenire.

L’arte non è un modo per guadagnarsi da vivere.Ma è un modo molto umano per rendere la vita molto più sopportabile. Praticare un’arte, non importa a quale livello di consapevolezza tecnica, è un modo per far crescere la propria anima, accidenti! Ballate ascoltando la radio. Raccontate storie. Scrivete una poesia a un amico, anche se non vi verrà una bella poesia. Voi scrivetela meglio che potete. Ne avrete una ricompensa enorme. Avrete creato qualcosa. Kurt Vonnegut, Un uomo senza patria, Minimum Fax, Roma 2006, pp. 27-28

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Denise Lombardi, antropologa e apolide riminese. Dottoranda in antropologia religiosa all’ École Pratique des Hautes Études- Sorbonne-Paris. Si occupa di neo-sciamanismo in Europa e Messico, per le sue ricerche sul campo segue sciamani Otomi che impartiscono conoscenze “ancestrali” ad Europei in cerca di nuove forme di spiritualità.

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